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Progetto “ERRANZA” Atto II
Messaggio d’invito, da Nazario
Il progetto “ERRANZA”, dopo il laboratorio di teatro terra terra con Giovanni, propone un percorso d’acqua: terra e acqua, acqua e terra. I corsi d’acqua infatti separano e uniscono terre. Fiumi e torrenti sono stati a lungo vie di comunicazione, le più sicure da possibili pericoli; il fiume e le acque hanno da sempre costituito anche il limite, confini geografici naturali, ma anche confini con il soprannaturale.
Punti di partenza per questo percorso sono due immagini, simboli del fiume come unione e separazione e sono:
“L’Atalante” di Jean Vigò
“La nave dei folli” di Hieronymus Bosch
Il primo è un film del 1934 che narra di un viaggio di nozze sulla rete fluviale francese verso Parigi.
Il secondo un dipinto del 1494 che rappresenta l’affidarsi alle correnti di persone considerate folli.
Ecco quindi alcune direzioni tematiche:
- “chi sei?”: unione/separazione, accoglienza/rifiuto, incontro/abbandono
- “dentro o fuori?”: il limite
- “terra!”: la deriva
- “acqua!”: il deserto
Al di là di queste parole che fissano alcune intenzioni, il lavoro si crea attraverso il contributo di ognuno nel training, ovvero nelle attività psicomotorie e negli esercizi teatrali. I quattro appuntamenti previsti hanno naturalmente carattere introduttivo, ma sono aperti a sviluppi, in particolare con l’obiettivo di far emergere, attraverso la condivisione, azioni che abbiano forza evocativa e poetica. Da questa fase, che si spera possa divenire già di per sé valida esperienza, crescita individuale e relazionale, potrebbero quindi nascere una serie di azioni da vivere insieme alla fine di luglio quando “ERRANZA” diverrà evento teatrale nel centro di Merano, e, forse, in altri luoghi in provincia e regione.
“ERRANZA” come incontro, quindi; da qui l’invito rivolto ai partecipanti del laboratorio “Il silenzio e il suo racconto” di Trento con cui ho collaborato, come a Alessio e Soledad che animano il Centro Teatro di Trento, e che mi aiuteranno nel lavoro insieme.
Da qui il presente invito, primo passo di un’erranza intesa come RICERCA, in particolare di LIBERTA’:
questo foglio è un messaggio in bottiglia che lascio alle buone o cattive acque, e a cui chi vuole, può rispondere con una parola da riportare in quest’isola
domenica 9 marzo alle 20
1 commento:
Un commento è doveroso dopo questo primo tratto del percorso, a metà del guado. La metafora della nave è quanto mai adatta. La nave azzurra lasciava "liberi" i folli nel medio evo... Come mi diceva ieri sera Mohamed è quanto mai necessario un capitano nella nave. Ma i passeggeri della nave fino a che punto devono abbandonarsi alla corrente o al capitano? C'è una via, o delle vie intermedie? Possiamo restare liberi anche nel gruppo, e coscienti, partecipi,... o alla deriva e svegliarci al termine e accorgersi magari che non era una nave quella su cui sedevamo, e di non aver osservato e nemmeno visto quello che passava sulla riva (ma eravamo noi che ci muovevamo sulle acque)?
Il tempo delle domande, breve tempo che ci siamo dato, è finito. Ora è il momento di costruire, una piccola azione, parole, immagini, che s'incontrano, si scontrano, si fondono ...
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